Luce al tricolore. Intervista a Massimo Cirri
Il 18 febbraio torna, alla sua settima edizione, “M’illumino di meno”, la campagna sul risparmio energetico lanciata dalla popolare trasmissione “Caterpillar” di Radio2 Rai, condotta da Massimo Cirri e Filippo Solibello. L’edizione di quest’anno sarà molto speciale: la diretta, anticipata alle ore 17,00, sarà trasmessa dal Castello di Rivoli, in provincia di Torino, in vista dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. 150 sindaci sottoscriveranno una sorta di giuramento radiofonico, impegnandosi ad amministrare le città nel segno della sostenibilità ambientale, della promozione della green economy e del ricorso alle energie alternative. Per questa ragione, oggi, saranno particolarmente gradite, a fianco dei tradizionali spegnimenti simbolici, le accensioni di luci pulite con tema il tricolore.
Noi di Greenews.info abbiamo deciso di riaccendere la campagna “Nel 2011 diamo più spazio al verde” e di dedicare questa intervista V.I.P. proprio a Massimo Cirri.
D) Cirri, come è nata l’idea di “M’illumino di meno”, quale esigenza avevate intercettato ?
R) L’idea è nata da una intuizione di Solibello, nel 2004, dopo il black out che rovinò la notte bianca di Veltroni a Roma. All’epoca tornò in auge il dibattito sulle centrali nucleari, come se fossero l’unico metodo per avere sempre energia elettrica, senza interruzioni e problemi di sorta. In realtà si è scoperto che a causare il black out fu, molto banalmente, un albero caduto su una linea elettrica all’estero, oltre i confini dell’Italia. Così abbiamo iniziato a dare conto, invece, di episodi virtuosi di risparmio energetico, come dimostrazione che un’altra via è possibile. Era già, “in nuce”, l’idea di “M’illumino di meno” che, infatti, abbiamo “istituzionalizzato” l’anno successivo, nel 2005.
D) Dal 2005 ad oggi l’iniziativa ha avuto un successo a dir poco travolgente: ve lo aspettavate ? E perché, secondo lei, “M’illumino di meno “ è diventata la più importante campagna sull’uso intelligente dell’energia ?
R) Credevamo che l’iniziativa sarebbe stata apprezzata, ma non certo in questi termini: ormai è un appuntamento fisso, entrato stabilmente nell’agenda delle persone e nella società civile. Fioccano le adesioni e la gente si organizza spontaneamente, anche senza dircelo. Questo è dovuto alla complessità e alle mille sfaccettature del tema dell’energia, che coinvolge le politiche sulla sostenibilità, l’economia ma, soprattutto, gli stili di vita. Ci siamo resi conto che su queste tematiche la sensibilità delle persone era molto più sviluppata di quanto si credeva e di quanto i media riuscissero a raccontare. Insomma abbiamo creato un catalizzatore intorno al quale la gente si è unita, abbiamo creato un luogo sociale. Sette anni fa non lo immaginavamo, ma prima ancora che Obama dicesse che la green economy era la nuova via da seguire, il mondo stava già con le rinnovabili.
D) Un grande successo nato da una campagna radiofonica: è giusto dire che la radio è, forse, il più green tra tutti i media ?
R) Sicuramente è green perché costa e consuma poco ma, soprattutto, è democratica, perché permette la partecipazione degli ascoltatori che possono raccontare le loro storie in diretta, mandare sms, e-mails etc. Insomma non si è affatto passivi, e il successo di “M’illumino di meno “ dimostra che ci sono molte persone che aspettano di essere coinvolte. Un po’ come accade con il fotovoltaico e le altre energie rinnovabili, molto più diffuse tra la gente, in maniera democratica, a differenza, ad esempio, di un grande impianto ad energia nucleare.
D) E siamo al secondo indizio: mi pare di capire che Cirri non sia favorevole al nucleare…
R) In effetti sono contrario, quello sul nucleare è ormai un dibattito vecchio. Mentre ci si divide a favore o contro il nucleare, mi hanno molto colpito i dati diffusi dal Gse: nel silenzio di tutti è come se avessimo già costruito una centrale nucleare, fatta dalla potenza di tutti gli impianti fotovoltaici installati sul territorio. Qualcuno obietta che il fotovoltaico gode di incentivi statali ma dimentica che anche il nucleare avrebbe bisogno di fondi pubblici per la costruzione delle centrali.
D) Per quanto riguarda i rifiuti, invece, meglio le discariche o i termovalorizzatori ?
R) Non c’è il meglio in assoluto, ma solo il male minore. Credo che le discariche, se ben gestite, come ad esempio i casi di Sogliano sul Rubicone o di Peccioli, siano il male minore. Deve rimanere fermo, tuttavia, il principio del riciclo e della minore produzione possibile di rifiuti. Prima o poi si adegueranno anche le aziende: se un prodotto non sarà riciclabile o riutilizzabile, vorrà dire che è stato concepito male. Ad esempio ha suscitato molto clamore mediatico il caso del Comune di Capannori, vicino a Lucca, che si è prefisso l’obiettivo del 100% di riciclo entro il 2017.
D) Dal quadro che lei traccia sembra che le maggiori novità arrivino dal basso, dalla società civile e dagli amministratori locali. Questo è dovuto ad una scarsa sensibilità ambientale a livello nazionale oppure ad una programmazione insufficiente ?
R) Sicuramente ha influito la scomparsa del partito dei “Verdi” che si sono, per così dire, “biodegradati”, anziché durare nel tempo, e ciò ha impedito che certe istanze arrivassero negli alti consessi della politica. Ma soprattutto manca, in Italia, una programmazione duratura, si viaggia a ritmi quasi trimestrali, e c’è difficoltà e paura di pensare al futuro. Anche a livello locale c’ è una forte prevalenza dei sostenitori del cemento. D’altra parte gli oneri di urbanizzazione sono quelli che, spesso, salvano gli Enti Locali dalla bancarotta fiscale. Ma , per fortuna, c’ è anche una classe di amministratori che le cose le fa. E’ emblematico un caso campano: mentre Napoli è in piena emergenza rifiuti, alcuni comuni vicini si sono organizzati e, in 6 mesi, sono passati dal 5 al 60% di raccolta differenziata. Un caso che fa ben sperare.
D) E in casa Cirri, invece, quali sono le più comuni pratiche di rispetto per l’ambiente ? Che so, ad esempio andare tutti i giorni al lavoro in bici…
R) Ahimè, Milano non è una città per ciclisti: dei 6 Km che mi separano dagli studi Rai, solo ottocento metri sono dotati di pista ciclabile e nel resto della strada, spostandosi in bici, si rischia la vita. Però uso il motorino e i mezzi pubblici. Nella casa in Toscana ho i pannelli solari. A Milano non possiamo ma ho acquistato una quota dei pannelli fotovoltaici popolari di Peccioli, in Provincia di Pisa. La cosa più eclatante, però, che mi è costata anche discussioni con mia moglie, è stata spendere 2600 euro per trasformare a metano la mia vecchia auto che aveva già fatto 294 mila chilometri. Figurarsi che ce la valutavano 1200 euro…
Andrea Marchetti