La bellezza testimonial dell’ambiente
Esiste un canale più efficace della moda per parlare di ambiente? E della bellezza per comunicare la bontà di una battaglia? Per la modella Summer Rayne Oake, ambientalista e scienziata (con una grande passione per l’entomologia), la risposta è no.
Per questo Summer ha deciso di elaborare la sua convinzione che il bello possa (e debba) farsi anche portatore del “buono” e del “giusto” - per la salvaguardia dell’ecosistema - nelle 334 pagine della sua guida alla moda e alla cosmesi eco-sostenibile, tutta in inglese.
“Style, naturally”, il titolo del libro (ricco di immagini e coloratissimo), che si divide in due sezioni: la prima dedicata alla eco-moda e la seconda alla bellezza, naturalmente, sempre rispettosa dell’ambiente. Jeans, scarpe, borse, gioielli, intimo, abbigliamento sportivo, casual e pezzi di alta moda, e ancora, cosmetici e prodotti per la cura del corpo: il lettore ha a disposizione una mappa visiva ragionata di tutte le proposte eco, dai brand più importanti e commerciali (che ormai hanno tutti sviluppato una “costola” eco) a quelli alternativi, piccoli e sconosciuti.
Non mancano consigli pratici e indicazioni per un consumo intelligente: dove trovare questa maglietta? come aiutare i coltivatori di cotone biologico? come diffondere la cultura del riciclaggio? E tante storie, anche interessanti dal punto di vista etico, come quella di Soul of Africa: un progetto nato dopo la visita in un orfanotrofio del Sud Africa, dove i bimbi già conoscevano la piaga dell’Aids. L’idea: distribuire alle donne senza un lavoro tanti kit per cucire scarpe, destinando una percentuale del ricavato, alla cura dei piccoli malati.
Le ultime sessanta pagine della guida sono una sorta di rubrica in cui, non solo si possono scorrere tutti gli indirizzi utili delle diverse case di moda e le relative reti di distribuzione, ma si può accedere anche alla “cultura bio”: organizzazioni che supportano le iniziative bio, il significato delle diverse sigle che si possono trovare sull’etichetta, l’elenco delle fibre naturali e di quelle sintetiche, i consorzi che si occupano di biologico a trecentosessanta gradi (agricoltura, abbigliamento, cosmesi), con i loghi e le certificazioni da conoscere.
Il senso di questa operazione, è spiegato dalla stessa eco-model nell’introduzione: “Per me, la bellezza e la moda vengono dopo la mia salute e quella del nostro pianeta, perché”, spiega, “non è stato il mio amore per la moda che mi ha appassionata all’ambiente, ma è stato piuttosto il mio attaccamento alla natura che mi ha fatto amare la moda e il suo potere di creare il cambiamento”.
Summer, che è un’entomologa e ha un allevamento di insetti esotici, ha aderito a un progetto avviato dal gruppo Yoox, la boutique virtuale di moda e design multi-marca che, dal 2006, progetta e gestisce le vendite online delle principali case di moda, offrendo su Internet la stessa collezione disponibile nei negozi. Il nome del programma è Yooxygen e mira, per l’appunto, a sensibilizzare al rispetto dell’ambiente: designer e creativi hanno scelto di farne parte e, tra le altre, sono nate la collezione mare Save the sea di Katharine Hamnett e le t-shirt ever green in edizione limitata. Queste ultime – che hanno come soggetto due scarabei intenti a lottare fra loro – realizzate dalla collaborazione di Yooxygen con Edun Live, la società fondata da Ali Hewson e Bono degli U2, con l’obiettivo di sostenere le popolazioni in via di sviluppo attraverso un mercato sostenibile di t-shirt in cotone organico.
Sfatato, a questo punto, uno dei più diffusi pregiudizi, secondo cui la “moda sostenibile” sia mono-colore, neutra e informe, sappiate che a settembre uscirà anche, per i tipi di Logos Edizioni, Eco Moda di Sass Brown, che, come ha fatto la bella Summer, presenterà le aziende che creano abbigliamento e accessori di ottimo design con coscienza e consapevolezza, raccontando anche le storie che stanno alla base della loro produzione e delle comunità che, dalla ricchezza creata, traggono sostentamento.
Secondo dati del 2009, del resto, il cotone biologico è ormai uscito dalla nicchia ed è utilizzato, a livello mondiale, dai principali marchi del tessile: la crescita del settore è ben del 63% e le certificazioni sono cresciute del 95%. Mentre, sempre nel 2009, l’area destinata alla coltivazione del cotone biologico, negli Usa, è cresciuta del 26%. Una crescita esponenziale dovuta anche all’aumento di allergie e dei rischi legati al contatto della pelle con tessuti sintetici.
Oltre tutto, come spiega una docente dell’Università di Modena, specialista in dermatologia e allergologia, “in Africa e in India si muore per i pesticidi ed è quindi etico, oltre che ecologico, privilegiare cotone da coltivazione bio”. La scelta per un prodotto, sano e ipoallergenico, dunque, “deve tener conto anche di quello che avviene dopo”. La chiamano “cultura della sostenibilità” e riguarda tutto – ma proprio tutto – il nostro vivere.
Ilaria Donatio